il perche di una mostra per l'ANGOLA


Nasoma Y’Ombembwa in Angola
Il perché di una mostra a favore della Cittadella della Solidarietà
“…Abbiamo scavato pozzi, ma non ci fermiamo qui. Abbiamo costruito case, ma non siamo venute per questo. Abbiamo dato piantagioni ai poveri, cibo ai bambini, soccorso a vecchi e mutilati, Istruzione a ragazze e ragazzi. Ma non siamo qui per questo. Tutto questo scorga da un pozzo più profondo: Al centro del nostro interesse sta la passione per l’uomo…”

Esistono incontri, esistono circostanze che, nonostante il nostro torpore soddisfatto, ci cambiano l’ottica con cui valutiamo le nostre priorità. Voglio a questo proposito raccontarvi una storia. Ma per far questo occorre iniziare il racconto con una domanda: “Quanti di Voi sanno dell’Angola?” Questo Stato, che sarebbe un vero paradiso terrestre con le sue ricchezze naturali, per i suoi diamanti ed il suo petrolio è stato ed è vittima di interessi feroci che hanno portato ad una sanguinosa guerra civile con i suoi strazi, le sue miserie ed i suoi drammi, Poi d’improvviso qualche anno fa scoppia la pace, avvenuta grazie alla soppressione di uno dei carnefici ed al sopravvento dell’antagonista. Ma il prezzo pagato è stato ed è altissimo: naturalmente le vittime sono i soliti noti di sempre: poveri cittadini inermi, donne e bambini. Questi (prima massacrati e seviziati con una ferocia inaudita), rientrando nei villaggi abbandonati con la fine delle ostilità si sono trovati a fare i conti con l’assenza delle più elementari risorse economiche che la distruzione ha lasciato dietro di sè…mentre i nuovi potenti si sono accaparrate tutte le immense risorse del paese. Con la pace quindi è arrivata la fame. Le mine, ancora disseminate per il paese, continuano a mutilare piccoli innocenti. Ad aggravare la situazione poi esiste una emergenza sanitaria, che nessuno racconta: come l’assenza di alloggi decorosi o la carenza di strutture mediche e di attrezzature… (quelle esistenti nelle strutture pubbliche sono state rubate da medici irresponsabili e senza scrupoli che le hanno impiantate in case di cura private per ricchi). Naturalmente in questo scenario non sono mancate le Organizzazioni Non Governative, con le loro promesse di aiuti, ma che poi, a guerra finita se ne sono andate, senza garantire una continuità.
Pensate ora ad un monastero in Toscana… pensate a poche piccole suore benedettine cistercensi di clausura, in preghiera nel silenzio della maremma pisana. Poi la scelta di fondare un monastero proprio là, in Angola, nel cuore dell’inferno. Un paio di monache, non più giovani, lasciano la Toscana arrivano in Africa e fondano assieme a giovani donne angolane, che diverranno a loro volta monache, una comunità cistercense. Sotto le bombe, le sventagliate di mitra, assistono all’inevitabile esodo: tutti scappano, ma loro, le piccole monache no. Loro rimangono:d’altra parte hanno fatto voto di stabilità, hanno offerto cioè al loro Signore la loro vita per rimanere lì a mettere radici in quel popolo martoriato, per essere per la gente una speranza di un bene che la violenza non può né deve obliare.. Quindi armate dell’amore più puro e di tanta fede, diventano segno di Pace e conforto per la gente che si raccoglie intorno alla loro dimora. Rimangono, resistono, la vita contemplativa che Le connota fa spazio per accogliere e soccorrere tanto dolore: nascondono i perseguitati, rischiano il massacro… La pace, poi, le ritrova al loro posto, pregano in silenzio o cantano dolcemente (come non ho mai udito fare prima), ma costruiscono anche alloggi (bellissimi) per i senza tetto, scuole, mulini, mense, ambulatori, piantagioni per dar cibo ai poveri e centri sanitari… Impiantano perfino una fabbrica di farmaci con un laboratorio galenico. Così il nucleo di un Monastero Contemplativo Cistercense, è divenuto il centro da cui si irraggiano aiuti e sostegno a distanza fino ad i villaggi più isolati (una vera e propria cittadella della solidarietà, unica nel suo genere in tutta l’Angola).
Certo l’impresa costa…e il frutto del loro lavoro (S.Benedetto impone l’ora et labora) serve ai bisogni elementari. Per fortuna il loro monastero di Valserena a Guardistallo in Toscana manda aiuti. Qui le monache fabbricano e vendono cosmetici, profumi e nocino, CD di canti e piccoli oggetti di artigianato… Ma i bisogni sono tanti ed ogni aiuto è prezioso ed oggi questa esperienza, questa cittadella dell’amore e della solidarietà non riesce a rispondere economicamente ad una domanda in costante crescita. Inoltre, dopo quasi 40 anni le sorelle vivono ancora in costruzioni provvisorie di fango che stanno cedendo: la Comunità ha bisogno di un vero monastero e di tutte le strutture annesse ed i fondi fin qui raccolti stanno per finire. Pensate occorrono ben 500.000 € per proseguirli: pertanto la Comunità necessita dell’aiuto generoso di tutti.

…Ecco spiegate le ragioni di questa mostra, ecco il motivo per cui ho deciso, rompendo il pudore e l’imbarazzo che la consapevolezza del proprio limite artistico genera, di esporre con semplicità ed umiltà alla visione ed al giudizio ed alla valutazione degli altri opere che fino adesso hanno fatto parte del mondo delle più intime sensazioni e riflessioni.
Tutto il ricavato delle opere vendute andrà a beneficio ed a sostegno di questa Opera. Accostatevi pertanto con cuore aperto e generoso, perché il condividere questa meravigliosa storia può darci speranza ed aiutarci a capire che, nonostante le violenze e le ingiustizie grandi e piccole che possiamo subire od infliggere, è presente e sorride un progetto d’amore che ci sopravanza e ci abbraccia.

Pier Luca Bencini