La mostra personale di Niccolo' Aiazzi presso la Galleria Federica Ghizzoni ripercorre attraverso dodici opere il percorso artistico del fotografo milanese, dalle prime esperienze negli Stati Uniti (2005-2007), al progetto Nebbie (2011) - un lavoro di sperimentazione in bianco e nero sulle potenzialita' dell'immagine come disegno -, ai reportage di viaggio nelle spedizioni alpinistiche sul Kilimangiaro (5895 m), sull'Aconcagua (6962 m) in Argentina e nelle Alpi (2011-2015). Il filo rosso che unisce questi lavori e' rappresentato dai temi ricorrenti, sempre cari all'artista: il rapporto uomo-natura, la natura come madre-matrigna, la ricerca del sublime. La mostra, visitabile dal 18 al 31 gennaio 2017, rappresenta infatti un'ode appassionata alla natura incontaminata, restituendoci intatto il vivido incanto della sua essenza piu' intima; e ricordandoci che la natura, a dispetto delle devastazioni subite, regna ancora sovrana su gran parte della superficie del pianeta e puo' facilmente trasformarsi da madre accogliente a matrigna implacabilmente crudele. Negli scatti di Aiazzi, la presenza umana e' spesso protagonista, anche se talvolta solo evocata, a sottolineare la fragilita' dell'uomo e la precarieta' della sua condizione in ambienti estremi.

West, 2007 "The flag" e "Galaxy"

Come tappa conclusiva della sua esperienza negli Stati Uniti, Niccolo' Aiazzi compie un lungo viaggio da Denver in Colorado fino a San Francisco, attraverso Utah, Arizona, Nevada e California, realizzando un vasto reportage fotografico dal quale provengono le due immagini qui esposte. In The flag, il cowboy porta-bandiera percorre al galoppo il campo da rodeo prima che inizino le gare dei gauchos. Questo sport tradizionale ben esemplifica i continui sforzi compiuti dall'uomo nel tentativo di domare e faticosamente addomesticare la natura di questi territori inospitali. Il rapporto uomo-natura negli Stati Uniti si traduce molto spesso in una lotta tra da due forze che si muovono in direzione ostinata e contraria, diversamente da quanto tramandato dalle tradizioni dei nativi americani incentrate sulla ricerca di una piena armonia con le varie manifestazioni della vita e con le forze della natura che la regolano. Anche in Galaxy e' espressa questa dicotomia: la Ford Galaxie degli anni sessanta, emblema della civilta' americana e simbolo del "sogno americano" di benessere e progresso, guarda l'orizzonte infinito dell'immenso e disabitato deserto dell'Arizona, tutt'oggi uno dei luoghi piu' selvaggi e pericolosi al mondo.

Nebbie, 2011

Quando una tempesta di neve ci costringe a fermarci e, nella nostra temporanea inattivita' forzata, a prenderci finalmente il tempo di osservare la natura e l'ambiente in cui siamo quotidianamente immersi, ci stupiamo immancabilmente davanti alla sua bellezza, osservandolo come se fosse la prima volta. In questo senso l'occhio sensibile del fotografo ci aiuta, guidandoci a focalizzare la nostra attenzione su scorci e vedute di commovente poesia. Le colline del piacentino a pochi chilometri da Milano si trasformano in luoghi onirici, fuori dal tempo, luoghi della mente. Paesaggi ammantati di bianco, immersi in una dimensione sospesa, ovattata. Il confine tra la terra e il cielo e' talmente labile da essere pressoche' indistinguibile. Gli esili profili dei pochi elementi che affiorano dall'abbraccio del manto nevoso disegnano un elegante ricamo fatto di fili d'erba, di rami spogli, di rivoli d'acqua che solcano i prati immacolati. Il delicato segno grafico di queste "ombre" emergenti dalla neve, simili a fantasmi vaganti in un limbo nebbioso, ricorda le atmosfere crepuscolari delle bellissime incisioni di Federica Galli, grande artista milanese recentemente scomparsa (1932-2009). Ci lasciamo trasportare nella dimensione del silenzio e della quiete mistica tipica di un luogo sacro e ameno: sensazione preziosa proprio perche' molto lontana ormai, per non dire quasi estinta, dalla rumorosa e concitata quotidianita' urbana del nostro vivere contemporaneo.

Luoghi selvaggi, 2011-2014

Esistono ancora luoghi veramente selvaggi? Luoghi sconfinati, isolati, elementari, splendidi e feroci, che seguono leggi e ritmi propri, incuranti della presenza umana? E se mai sopravvivono, dove cercarli? Dopo aver fantasticato fin da bambino sui luoghi selvaggi del cinema e della letteratura, Niccolo' Aiazzi, fotografo e appassionato alpinista, intraprende per lavoro e a volte per piacere una serie di spedizioni alla ricerca della natura selvaggia ancora presente in Africa, negli Stati Uniti, in America Latina, in Nuova Zelanda, ma anche in Europa e in Italia. E quella che traccia e' una mappa che luogo dopo luogo – dalla California al Kilimanjaro, dal Caucaso alle Alpi - si trasforma attraverso la sua macchina fotografica in un vero e proprio percorso di formazione, scandito da incontri, traguardi e a volte qualche cambiamento inaspettato di rotta. Seguendo talvolta le orme e ispirandosi ai grandi maestri dell'arte e della letteratura dell'Ottocento e del primo Novecento, dei grandi <> dell'incanto della natura (da Friedrick a Segantini, da Tolstoj a Jack London, da Hemigway a Krakauer), si avventura in prima persona e traccia un nuovo itinerario fotografico, personale e profondo, in territori di terra, di pietra, di legno di acqua e di neve, che scopriamo con lui straordinariamente vivi, sconosciuti e carichi di poesia. Niccolo' Aiazzi impara che la natura selvaggia riposa sulle vette estreme come nei boschi dimenticati che costeggiano le mulattiere o tra le colline del piacentino; che il selvaggio e' un regno complesso e alle volte terribile, in cui l'uomo e' un ospite che dovrebbe entrare "in punta di piedi", con timore misto a deferenza. E tuttavia l'uomo ne e' irrimediabilmente attratto e indissolubilmente legato. Perche' ogni minimo aspetto di questi luoghi svela corrispondenze segrete tra l'esterno e l'interno, tra l'anima del mondo e il mondo dell'anima.


Niccolo' Aiazzi

Nasce nel 1982 a Ferrara, gli studi in economia e commercio lo portano nel 2004 negli Stati Uniti dove si specializza con un Master in marketing e comunicazione alla Boston University. Nel 2005 si trasferisce a New York dove lavora per la divisione Marketing e Comunicazione di Campari. Dal 2008 e' a Milano come project manager nel settore pubblicitario. L'esperienza newyorkese stimola l'interesse per la fotografia, sempre coltivata assiduamente fin dall'adolescenza, approfondendo tecnica e linguaggio fotografico attraverso corsi e seminari di settore. Nel 2013 decide di intraprendere la professione, dove approda inizialmente come fotografo d'architettura. La passione per la natura incontaminata e la particolare propensione verso gli sport estremi in montagna (alpinismo, arrampicata, freeride e trekking) lo portano a farsi un nome nell'ambiente alpinistico come fotografo sportivo. Ottimo sciatore e alpinista di buon livello, viene coinvolto sempre piu' spesso da atleti anche di fama internazionale, come Michele Cucchi e Jeffrey Glassbrenner, per i quali svolge diversi reportage in spedizioni in Italia (Dente del Gigante 4014 m sulla catena del Monte Bianco, creste Signal 4454 m e Liskam 4480 m e punta Dufour 4634 m sul Monte Rosa, traversata del Palu 3905 m nelle Alpi Retiche occhidentali) e all'estero (in Africa sul Kilimanjaro 5895 m, in Argentina sull'Aconcagua 6962 m, in Norvegia segue la Norseman Xtreme Thriatlon 2015, in Nuova Zelanda sul Mt Aspiring 3033 m). Le storie di uomini che vivono e frequentano ambienti estremi orientano sempre di piu' il lavoro di Aiazzi verso i reportage di viaggio, come quello realizzato in Brasile per la Fondazione Marcello Candia e pubblicato nel volume N. Aiazzi, M. Tedeschi, Il miracolo di Marcello Candia (Milano 2016). I progetti personali di ricerca artistica, come Nebbie (2011) e Autunno (2013), muovono dallo studio della storia dell'arte, in particolare dei maestri dell'Ottocento e del primo Novecento, e riprendono i temi cari all'artista: il rapporto uomo-natura, la natura come madre-matrigna, il sublime.


opere in mostra