Alessandra Di Gennaro

Sottrazioni Provvisorie

a Milano dal 13 al 27 settembre 2005.


Alessandra Di Gennaro, formatasi alla Nuova Accademia di Milano, lungamente attiva come scenografa e arredatrice tra cinema e pubblicità, intervallati da un breve exploit come gallerista, esordisce allo SPAZIOINMOSTRA come pittrice. Alessandra ha da tempo affidato a tele e colori propri le molte esperienze d’una vita ricca d’eventi, anche drammatici, che l’hanno coinvolta. Tutto lo spessore dell’aver vissuto fa capolino nelle sue opere, anche se il dramma è accennato con molta discrezione e l’espressività non intacca mai un istintivo senso del gusto, dell’armonia, dell’eleganza.

Una decina di grandi tele ad acrilico sono i significativi testimoni di tutto questo. Le forme sembrano ruotare in una spirale che rimugina i ricordi, ricordi che affiorano in oggetti molto stilizzati, quasi irriconoscibili, oggetti che si accavallano nella loro volontà di esserci, di testimoniare. Le forme stesse, sempre in qualche modo in movimento, si giustappongono come solide e fluide. Unisce il tutto un colore che solo a primo acchito potremmo vedere come forte e definito, ma che in realtà è ingentilito da tonalità molto delicate e decisamente 'pittoriche'. Un colore raffinato, giocato su sottili dissonanze di tonalità calde e fredde, steso con pennellate ampie e allungate. Un colore che Emilio Isgrò un giorno definì «rutilante», ma che si arricchisce di mille sfumature tonali, a volte pervase da una magica velatura dorata.

Tra le grandi tele un posto a parte occupa Bacio: qui l'istintivo movimento rotatorio si stempera in un dialogare di piani definiti da orizzontali e verticali: l'eleganza della tavolozza, l’ambiguità spaziale, il fluttuare dei ricordi e delle sensazioni. In un certo senso Bacio è il ponte che unisce le grandi tele a una serie di oltre venti immagini minute, anch’esse presenti in mostra. In queste composizioni, che non superano i 25 cm di lato, emergono da un’alluvione di verde chirurgico e rosso sangue ritagli di vita tratti da fotografie o cartoline: luoghi familiari, oggetti quotidiani, angoli di Milano, oltre a fugaci apparizioni pubblicitarie o televisive, parte dell’immaginario collettivo del nostro Paese ma anche del vissuto dell’artista. Riappropriazioni di pezzi del mondo reale, dunque, collocate in una contesto formale molto diverso dalle grandi composizioni su tela, espresso con voce più marcata, più incisiva.

Il bianco e nero o le tonalità slavate di foto e cartoline si confrontano, vuoi combattendo vuoi dialogando, coi due colori delle vernici – il verde chirurgico e il rosso sangue appunto – pigmenti che hanno entrambi una personalità prepotente. Questa forte personalità è accentuata dalla stesura del colore, in qualche punto rabbiosa, con grumi di pigmento, soprattutto rosso, che si alternano a superfici lisce e pacate, ma pur sempre pulsanti d’emozione creativa. Pur nella loro peculiarità, anche in queste opere fa capolino il gioco ambiguo tra oggetti sommersi e oggetti emergenti.

In ogni caso lo spettatore è involontariamente trascinato a penetrare l’animo dell’artista per scoprire quale profonda gerarchia delle emozioni abbia determinato la scelta di salvare questo o quel dettaglio oppure di renderlo dominato o dominante.

In entrambi i gruppi di opere, Alessandra ci propone una visione dell’arte segnata da forti emozioni, vissute con sincerità sia per temperamento sia perché assolutamente ineludibili. Discorsi iniziati che ci si aspetta possano e debbano continuare, in parallelo, col conforto di sapere sin d'ora che la sensibilità e cultura dell'artista riuscirà a coniugare le più forti sensazioni e i più brucianti ricordi con un esprimersi sempre raffinato e a suo modo discreto.


opere di Alessandra Di Gennaro