FENOMENI DA BARACCONE

Massimo Gurnari, El Rana

di Ivan Quaroni




Che cos’hanno in comune l’iconografia sacra degli ex-voto, l’universo estetico dei tatuaggi e il surreale, inquietante mondo dei circensi e dei freak? Apparentemente nulla, sebbene ognuno di questi aspetti della cultura popolare si configuri come la rappresentazione visiva di un bisogno primario dell’uomo.
Nella pratica devozionale cristiana, l’ex-voto è il segno tangibile di un ringraziamento, oppure la testimonianza di una promessa di fede. Spesso è contrassegnato dalla sigla P. G. R. (Per Grazia Ricevuta) ed è offerto in riconoscimento di una guarigione miracolosa o di uno scampato pericolo. Solitamente scolpito a sbalzo su lamine d’argento, ma diffuso anche in forma dipinta, l’ex-voto raffigura sovente il particolare anatomico dell’individuo che ha beneficiato della guarigione. Tuttavia, oltre a teste, braccia, gambe, mani, seni, orecchi, busti e organi interni come cuore e polmoni, spesso vi si trovano anche raffigurazioni di animali sfuggiti alla devastazione di un’epidemia, oppure di navi scampate a un naufragio, o di case sopravvissute a un terremoto o ad un incendio.
La simbologia sacra è anche uno dei temi iconografici più ricorrenti nell’ambito del tatuaggio, tecnica di decorazione corporale a scopi rituali, iniziatici, curativi o semplicemente estetici in uso fin dalla preistoria.
Praticato in passato da outsider, galeotti e marinai, il tatuaggio classico europeo e americano, quello della cosiddetta Old School, era incentrato su una gamma iconografica piuttosto limitata. Oltre ai sacri cuori della tradizione cattolica, i motivi più ricorrenti erano le rose, i pugnali, le pin up, le sirene, le navi, le ancore ed altri simboli della tradizione marinaresca. Immagini semplici, a volte rozze, che rispondevano – e forse ancora oggi rispondono - ad un bisogno profondo di ricordare, innanzitutto a se stessi, la propria storia e la propria fede. Nomi di fidanzate, cuori trafitti, teschi, ossa e croci, ma anche motti e parole d’ordine, ritratti di persone, figure totemiche di animali venivano incisi sulla pelle per creare una mappa della personalità dell’individuo, insomma una sorta di carta d’identità.
Anche il circo è, fin dagli albori, la risposta a una necessità, quello di svago o di evasione, che sovente, nell’antichità, si accompagnava a sentimenti morbosi, come nel caso dei giochi gladiatori. Lo dimostra la locuzione latina “panem et circenses”, che identificava nel “nutrimento” e nel “divertimento” le esigenze primarie dei cittadini romani, in particolar modo durante i periodi di maggior crisi economica e sociale dell’impero. Divenuto in seguito uno spettacolo itinerante con clown e mimi, giocolieri ed acrobati, funamboli ed equilibristi, domatori di bestie e contorsionisti, il circo ha conservato nel corso del tempo il suo carattere ferale, persino brutale. Tra i miasmi delle bestie esotiche e le spaventose maschere dei pagliacci (chi non ne è stato spaventato da bambino?), tra il brivido suscitato dai numeri dei trapezisti e il raccapriccio provocato dalla visione di creature bizzarre e sub-umane, l’universo che si dispiega sotto le ampie balze del tendone è per definizione ambiguo, allo stesso tempo macabro e gioioso, chiassoso e inquietante. Oggi, a dispetto della raffinata rilettura del Cirque du Soleil, torna a vivere lo spirito un po’ scalcagnato e demodé del vecchio baraccone, con una nuova generazione di artisti che estremizzano l’aspetto più provocatorio ed efferato della tradizione circense. Primo fra tutti il Freak Show, un tipo di spettacolo in cui vengono esibite persone (ma anche animali) affette da anomalie fisiche che suscitano un sentimento misto di orrore e meraviglia nel pubblico.
Nato alla fine del Diciannovesimo secolo negli Stati Uniti col nome di Museum, il Freak Show veniva inizialmente spacciato come una via di mezzo tra un serraglio e un gabinetto scientifico. Phineas Tylor Barnum, figura mitica di circense e fondatore del Barnum & Bailey Circus, fu tra i primi ad usare i “fenomeni da baraccone” come forma d’intrattenimento. Gemelli siamesi e uomini-elefante, donne barbute o tatuate, nani e giganti, uomini-scheletro e donne cannone, neri albini e uomini con tre gambe, ma anche animali esotici e bestie affette da raccapriccianti mutazioni, come la pecora con due teste o la mucca con cinque zampe, stimolavano la curiosità morbosa dei visitatori. L’immaginario del Freak Show, che all’inizio era un’attrazione secondaria dello spettacolo circense, tanto da meritare l’appellativo di Sideshow (anche perché spesso veniva allestito in un capanno accanto al tendone principale), viene oggi recuperato dal nuovo tipo di “circo alternativo” in cui prevalgono atmosfere sinistre e ambientazioni horror, come nel caso di Circus Contraption e Tusk Pain Proof Circus, e trovano un terreno fertile l’immaginario gotico e feticista di Lucifire e di Lost Vagueness.

Nel Freak Show di El Rana e Massimo Gurnari i simboli della devozione cristiana, le iconografie prosaiche del tattoo world e le bizzarrìe dell’estetica circense convergono, fino a dare vita ad un immaginario artistico che recupera, in termini visivi e formali, alcuni degli aspetti più autentici della cultura popolare.
L’incontro è di quelli che non si dimenticano. Da una parte El Rana, che proviene dal mondo del tatuaggio, dove si è fatto un nome di tutto rispetto fabbricando oggetti e monili di culto, dall’altra Massimo Gurnari, pittore fondamentalmente pop, capace di mescolare molteplici influenze stilistiche in un linguaggio che fa spesso uso di immagini desunte dal mondo del tatuaggio. Dall’incontro di questi due universi paralleli, nascono le tavole da skate e da surf realizzate a quattro mani. Si tratta di lavori in cui approcci e intenzioni differenti si fondono in una grammatica coerente, dove affiorano i segni della mistica popolare e le atmosfere surreali e fantastiche del nuovo pop.
Accanto al nucleo centrale di queste opere, in cui evidentemente si fa riferimento anche alle subculture del surf e dello skate, si allignano le opere dei singoli artisti, con le loro specificità stilistiche e formali.
Il lavoro di El Rana si sviluppa in un ambito prevalentemente extra-artistico, come risultato di un mix equilibrato tra l’iconografia del tatuaggio e la tradizione artigianale dell’oreficeria. Dopo una breve esperienza come tatuatore, El Rana inizia a realizzare oggetti in cui ricorrono iconografie di stampo religioso e massonico che incontrano il favore del pubblico delle tattoo convention. Quella di El Rana per le immagini sacre è una passione che lo porta a collezionare incisioni, stampe, cromoliti e manufatti legati alla pratica cultuale cristiana, tutti oggetti contraddistinti da immagini talvolta bizzarre e grottesche. Ad attirare l’attenzione dell’artista sono, in particolare, gli Ex voto, oggetti dal fascino indiscutibile che per lui assumono un significato personale, legato al proprio vissuto. “Gli Ex voto sono soggetti che mi affascinano da sempre”, scrive El Rana, “sono tutti pezzi artigianali antichi e reperibili con difficoltà, che ho deciso di proporre alle persone del tat2 world, visto che anche questo è un tema ricorrente nel tatuaggio, soprattutto old style”. Disposti su uno sfondo di tessuto e spesso racchiusi in cornici antiche, gli Ex voto di El Rana sono opere autonome, frutto di qualcosa di più di una semplice operazione di ready made. Per El Rana non si tratta, infatti, di conferire all’oggetto quotidiano lo status di opera d’arte, come nel modus operandi duchampiano, ma piuttosto di restituire ad un oggetto devozionale la sua dignità, enfatizzandone l’originaria carica simbolica. Se è, infatti, vero che gli ex voto decontestualizzati di El Rana non sono più la testimonianza della devozione di uno specifico individuo, è altrettanto vero che, grazie al modo in cui vengono proposti dall’artista, essi divengono rappresentazioni universali dell’insopprimibile necessità dell’uomo di connettersi con le forze sovrannaturali. D’altra parte, anche prima dell’avvento del Cristianesimo e in altre tradizioni religiose vengono offerti oggetti votivi come statuette di bronzo e terracotta, iscrizioni e riproduzioni fittili di parti anatomiche per richiedere favori o per rendere grazie alle divinità. La differenza tra un oggetto votivo e un Ex voto, però, consiste nella funzione che ad esso viene attribuita al momento dell’offerta. L’Ex voto è la rappresentazione non del miracolo, ma dell’oggetto miracolato e la sua valenza è quella di un ringraziamento “ex post”, non di una supplica, di una preghiera o di una richiesta di grazia.
Nei lavori di El Rana la connotazione puramente simbolica dell’Ex voto viene inserita nel circuito profano dell’arte contemporanea, innescando un dialogo con l’immaginario pagano del nuovo pop. Vanno viste in questa luce le frequenti collaborazioni con artisti come Nicoz, Toño Camunas, Patrick Conlon e molti altri, che dimostrano, come ha scritto Rossella Ammendola, quanto “El Rana sappia unire magistralmente realtà che apparentemente sono lontane tra loro”.
Le opere a quattro mani di El Rana e Massimo Gurnari, realizzate su tavole da skate e da surf sono un perfetto esempio di una comune attitudine verso la contaminazione e la sovrapposizione tra tradizione religiosa, pratica popolare del tatuaggio e cultura elitaria dell’arte contemporanea. La tavola viene preparata da El Rana, che dopo averla “pulita” la modifica per ospitare i suoi inserti con gli Ex voto disposti su un tessuto e protetti da lastre di vetro o plexiglas. Poi interviene Gurnari, che traccia nello spazio limitato e circoscritto di quelle tavole oblunghe le immagini tipiche del suo alfabeto pittorico, fatto di cuori e croci, di corde e ancore in puro Old style, ma anche di squali, teschi, demoni e strani personaggi che sembrano usciti dalle raccapriccianti quinte di un freak show d’antan. Gurnari dipinge le sue immagini con un occhio alle figure degli Ex voto, nel tentativo di creare una narrazione coerente. Così, ad esempio, in una delle tavole da surf con incastonati un sacro cuore e due figure di marinai, l’artista “illustra” un racconto da vecchio lupo di mare, sospeso tra Conrad e Melville. E mentre all’argentea bambina di uno degli skateboard fa eco la figura di un’orribile donna barbuta, improbabile anello mancante della teoria evolutiva darwiniana, il piratesco memento mori di un teschio con ossa incrociate si accompagna alle fumettistiche effigi di due demoni dispettosi. Insomma, in molte delle tavole è lecito intravedere, come in filigrana, il segno di un’analogia, la traccia di un’asimmetrica corrispondenza. Sono immagini affascinanti, iconograficamente anarchiche nel loro oscillare tra stili e suggestioni discordanti, talvolta persino antitetiche. Tuttavia, proprio la giustapposizione, talvolta persino la crasi tra icone di varia provenienza è uno dei meccanismi compositivi prediletti da Massimo Gurnari, che anche nella produzione solista, tutta incentrata su ambientazioni da circo e personaggi freak, dimostra come ogni singola immagine sia niente più che il frammento di una babele visiva, che suona come una biblica confusione di lingue e fonemi.
Fatto di avvenenti equilibriste e procaci spogliarelliste, donne tatuate e domatori, imbonitori e uomini forzuti, mostri equivoci e belve feroci, l’universo pittorico di Massimo Gurnari interpreta l’atmosfera frusta e logora del vecchio baraccone con la vivida verve dell’immaginario contemporaneo, miscelando la cultura del tattoo con l’erotismo burlesque e l’estetica vintage in un frullato di vanitas squisitamente pop, capace di evocare tanto i layout della cartellonistica circense quanto le caotiche gesta pittoriche dei Clayton Brothers.
Il trait d’union tra i dipinti di Gurnari e i manufatti di El Rana consiste nel fatto che entrambi esplorano territori iconografici periferici e marginali, come il tatuaggio e devozione popolare. Di più, entrambi gli artisti tentano, a loro modo, di portare questi “mondi” fuori dai tradizionali confini di genere, dentro il più ampio contesto dell’arte contemporanea, dove sono in atto forze centrifughe che possono vivificarne i contenuti, mettendoli finalmente in relazione con le urgenze espressive della contemporaneità.