FEDERICA GHIZZONI

inaugura
giovedi 12 maggio
dalle ore 19.00




MILANO DA BERE

Dario Arcidiacono – Blue and Joy - Giordano Curreri - Fidia Falaschetti
Massimo Giacon - Eloisa Gobbo - Giacomo Spazio – CrazyOne
Michael Rotondi - Samuel Sanfilippo - Tiziano Soro


a cura di Ivan Quaroni

a Milano dal 12 maggio al 30 giugno 2011



in collaborazione con





Nasce nel 1987 l’espressione “Milano da bere”, divenuta sintomatica dello stile di vita meneghino negli anni del cosiddetto “edonismo reganiano”. Anni in cui la città, governata dai socialisti di Craxi, sembrava definitivamente lasciarsi alle spalle le tensioni degli anni di piombo e del conflitto ideologico.

Galeotto fu uno spot ideato dal pubblicitario Marco Mignani per l’amaro Ramazzotti, che fotografava la ritrovata gioia di vivere dei milanesi nell’epoca del rampantismo yuppies. In quella pubblicità epocale, la città, colta in una veloce carrellata dall’alba al tramonto sulle note di Birdland dei Weather Report, veniva presentata come un luogo piacevole, dove la febbrile operosità si fondeva con una bellezza sobria e seducente.

Oltre un secolo prima, in una lettera a Capuana, Verga scriveva:

“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. […] Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella, che ti si aggira attorno, provi il bisogno d’isolarti, assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna. E la solitudine ti è popolata da tutte le larve affascinanti che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate patrimonio della tua mente

Dall’epoca di Verga ai giorni nostri, le peculiarità di Milano sono rimaste invariate. Il suo carattere, insieme austero e accattivante, ha conquistato il cuore di molti artisti che qui hanno trovato fortuna. “Milano è una città che sfugge alle semplificazioni immediate e chiede tempo e perspicacia”, come ha affermato l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi, “per essere conosciuta e amata”.

Crocevia di popoli e culture e laboratorio creativo della metropoli postmoderna, il capoluogo lombardo ha dato ospitalità a una moltitudine di artisti. Basti pensare a quelli che, in epoche diverse, si sono succeduti tra le bianche piastrelle del Bar Jamaica, da Gianni Dova e Roberto Crippa a Bruno Cassinari ed Ennio Morlotti, fino a Lucio Fontana, Valerio Adami e ai poeti Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo.

Oggi, una nuova schiera undici artisti - nativi, residenti o semplicemente di passaggio - interpretano in chiave pop la città del biscione, che Eugenio Montale aveva definiva come “un enorme conglomerato di eremiti”, la capitale morale del paese che, alle soglie dell’Expo 2015, ha l’opportunità unica di ridisegnare non solo la propria fisionomia urbanistica, ma anche la propria identità culturale.

Gli artisti chiamati a dare il proprio contributo visivo ad una nuova rappresentazione di Milano sono, come da tradizione, in gran provenienti da ogni parte d’Italia. Dalla Sicilia arrivano, infatti, Dario Arcidiacono, Samuel Sanfilippo e CrazyOne; da Padova, Massimo Giacon ed Eloisa Gobbo; da Livorno, Michael Rotondi; da Genova, Giordano Curreri; dalla provincia Anconetana, Fidia Falaschetti; da Roma Daniele Sigalot dei Blue & Joy; mentre l’altro componente del duo, Fabio La Fauci, è milanese, come Giacomo Spazio e Tiziano Soro.

Come ha affermato Tommaso Labranca in una recente intervista, “per essere un vero milanese non serve il pedigree con generazioni di meneghini alle spalle. Serve solo capire che questa non è la città dell’esibizione, tutt’altro. E che i bauscia vengono dalla limitrofa Brianza”


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testo critico di Ivan Quaroni

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